La Fusione Domestica 3° parte – lo “stampaggio”

Arriviamo all’ultima parte della nostra breve guida sulla fusione, proseguendo dalla precedente, che è anche quella più cruciale: lo stampaggio vero e proprio.

Il crogiolo con la nostra lega purificata è alla temperatura giusta, lo stampo è pulito e montato sulla pinza vicino al mazzuolo di legno per aprirlo, la pinza per prendere gli sfridi c’è, i guanti e gli occhiali di protezione sono indossati, la cassetta dove depositare le ogive è lì affianco sul tavolo, la finestra del locale è aperta; bene! Siamo pronti per la sessione di fusione delle nostre ogive.

toolsLe prime quattro o cinque colate le scarteremo perché lo stampo deve raggiungere la giusta temperatura per lavorare al meglio. Sarà l’ogiva stessa a farci capire quando è pronto perché uscirà lucida e con i contorni ben definiti senza grinze superficiali , con un taglio sfrido ben netto a pari con la base dell’ogiva senza increspature.

A questo punto bisogna trovare il giusto ritmo per mantenere la temperatura dello stampo, tutto deve essere cadenzato e ripetuto come un ciclo automatico.

Posiziono il foro di entrata della lega dello stampo in asse con il foro di uscita della lega dal crogiolo, lo stampo deve essere il più orizzontale possibile, apro la valvola e aspetto che la lega arrivi a coprire la sede conica della piastrina dello stampo che da adesso in poi chiameremo sfrido, lentamente sposto lo stampo fuori dal crogiolo sopra la cassettina di deposito e aspetto che lo sfrido assuma un aspetto opaco. Ora siamo pronti per separare l’ogiva dallo sfrido, con il mazzuolo di legno diamo un colpetto deciso sulla protuberanza della piastrina per farla ruotare fino a scoprire la base dell’ogiva, apriamo lo stampo e se l’ogiva non cade da sola un’ulteriore colpetto con il mazzuolo la aiuterà. Con una pinza prendiamo lo sfrido e lo immergiamo nella lega fusa. Chiudiamo lo stampo e si ricomincia il ciclo di fusione. Dopo aver accumulato un certo numero di ogive controllate il livello della lega all’interno del crogiolo, per mantenere le condizioni ideali di colata è buona norma non lasciare che si svuoti troppo, diciamo che se si parte con il crogiolo pieno , quando si arriva a circa ¾ è opportuno riempirlo nuovamente e comunque sarebbe meglio non svuotarlo oltre la metà ,così i tempi di attesa si riducono e gli sbalzi di temperatura saranno più contenuti.

Vediamo ora i possibili difetti che potremmo riscontrare, le cause che li provocano e soprattutto le soluzioni per eliminarli.

Difetti imputabili allo stampo freddo, alla bassa velocità di colata od ai canali di sfiato ostruiti.
  • Ogiva incompleta
    Stampo freddo, lo stampo non è ben allineato con il crogiolo , i canali di ventilazione dello stampo sono occlusi, velocità di uscita della lega eccessiva.
    Eseguire ancora qualche colata per riscaldare lo stampo , controllare che la colata di lega entri ben centrata nello stampo senza toccare la piastrina, con la punta di un ago da cucire ripassare i canali di ventilazione dall’interno verso l’esterno dello stampo, parzializzare l’apertura della valvola uscita lega.

comparazione tra una buona fusione a sinisra ed una fusione difettata a destra, si noti la superficie rugosa
comparazione tra una buona fusione a destra ed una fusione difettata a sinistra, si noti la superficie rugosa
  • Ogiva di aspetto brinato come congelata.
    Temperatura della lega o dello stampo eccessiva

La giusta temperatura di fusione è la più bassa temperatura che permette la fusione, indicativamente la lega cola bene intorno ai 320 -340 gradi C°, ma tutto dipende dal titolo di stagno e antimonio con cui la lega è fatta.
Aprire lo stampo e lasciarlo raffreddare, l’esperienza ci aiuterà sempre meglio.

Difetti dovuti all'elevata velocità di colata ed alle relative bolle di aria
Difetti dovuti all’elevata velocità di colata ed alle relative bolle di aria
  • Ogiva di aspetto “bitorzoluto”, grinzoso.
    Stampo non in temperatura, velocità di riempimento stampo insufficiente, impronte non ben pulite o unte.
    Effettuare ancora qualche colata di riscaldamento, incrementare l’apertura della valvola di uscita lega. Pulire con soluzione sgrassante lo stampo.

Delle bave di fusione causate da una chiusura non perfeta dello stampo
Delle bave di fusione causate da una chiusura non perfeta dello stampo
  • Ogiva con bave
    Chiusura stampo non ottimale.

Probabile accumulo di lega su piani dello stampo che impedisce la chiusura. Allineamento delle due metà stampo non ottimale.
Controllare rebbi della pinza porta stampo. Pulire lo stampo.

postazione di fusione

Ricordate !

La vostra incolumità deve essere sempre al primo posto delle vostre priorità, la fretta è una cattiva compagna così come la scarsa attenzione per eccessiva sicurezza o stanchezza.

La fusione delle proprie ogive deve essere ,così come la ricarica delle cartucce, un piacere, non rovinatelo.

APPENDICE RIGUARDO LA SICUREZZA

tra cosa è imperativo muoversi e pensare tenendo sempre ben presente la nostra incolumità: non dimentichiamo mai che si interagisce con metallo fuso alla temperatura di oltre 300°C !

A questa temperatura la nostra lega di Piombo è allo stato liquido e vi posso assicurare che anche il più piccolo schizzo di metallo fuso sulla pelle provoca ustioni anche di terzo grado; ecco perché è bene che vi ricordi le regole di base per un corretto e SICURO maneggio .

ACQUA!
Questo elemento non deve essere MAI presente durante le nostre fusioni; se anche una sola goccia cade nella lega fusa essa si vaporizza istantaneamente creando una bolla di vapore in pressione che si sfogherà in superficie lanciando dappertutto schizzi di metallo fuso. Quindi mai avere mani bagnate, se fa caldo mettevi una fascia sulla fronte per asciugare il sudore, se dovete bere fatelo lontano dalla postazione. Se lasciate i vostri lingotti di lega all’aperto, prima di utilizzarli, specie in inverno, lasciateli almeno una mezza giornata al chiuso prima di utilizzarli; così facendo la condensa che si crea per il cambio di temperatura si asciuga, ovviamente vale anche se la giornata è piovosa.

PROTEZIONE!
Indossate SEMPRE occhiali di protezione , quelli da lavoro vanno bene ma se potete, usate una Visiera protettiva che vi protegge anche il collo e tutto il viso e non si appanna; sarebbe utile anche una maschera a filtri per proteggere le vie respiratorie ma se il locale è ben aerato si può fare a meno. Per le mani, i guanti in cuoio , preferibilmente di modello lungo per coprire anche gli avambracci sono adeguati, ma esistono guanti così detti anti calore in fibra aramidica ,costano ,ma la protezione è totale e garantita. Evitate di usare scarpe in tessuto sintetico, meglio in cuoio ,il massimo sono le antinfortunistiche ;se poi si indossa anche un grembiule come quello che usano i saldatori allora la protezione da ustioni è pressoché garantita.

PROFILASSI!
Durante le fusioni evitate di :

Mangiare, bere, fumare, masticare gomme o caramelle, se proprio lo dovete fare interrompete la sessione e toglietevi tutti i dispositivi di protezione indossati ,lavatevi accuratamente mani e viso e solo a questo punto godetevi la pausa .

Il piombo è pericoloso quando: è in polvere (inalazione) ,la temperatura di fusione supera i 400°C ( vapori) , per contatto continuato nel tempo ( ore al giorno per mesi o anni) con la pelle. Per questi motivi è consigliato utilizzare guanti in lattice usa e getta (da sostituire ogni volta che si tolgono) da indossare sotto i guanti di protezione e utilizzare abiti dedicati esclusivamente a questa attività (una vecchia tuta da lavoro andrà benissimo) e non riponeteli con abiti che indossate normalmente.

Immagino che dopo aver letto queste righe verrà da chiedersi se è il caso di affrontare una fusione domestica ; beh sì ,ne vale la pena anche perché non è che si fonderà tutti i giorni ,un paio di sessioni della durata di circa due ore o meno ,a seconda dell’attrezzatura utilizzata, garantirà una scorta grossomodo mensile, per cui in quel lasso di tempo che dedichiamo alla fusione dei nostri proiettili un piccolo sacrificio si può fare.

© 2015 – 2018, Bruno Leoni. Tutti i diritti riservati.
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