Robinson Armament XCR

Tra le varie proposte di nuova generazione una decisamente interessante si è rivelata quella della Robinson Armament chiamata XCR.
Anche grazie alla recente importazione e distribuzione nel nostro paese da parte di Nuova Jager, la Robinson ha presenziato quest’anno di persona all’IWA di Norimberga esponendo tutti i modelli prodotti, comprensivi di varianti conversioni e diverse finiture. Leggi tutto “Robinson Armament XCR”

AKK – Il Kalašhnikov bulgaro

L’arma più prodotta in tutto il mondo è il fucile d’assalto Kalashnikov.
Praticamente tutte le nazioni del Patto di Varsavia ne hanno prodotta una propria variante. Abbiamo già parlato degli M70 slavi prodotti dalla Zastava e dell’AMD-65 prodotto dalla FEG negli articoli passati; ora tocca alla Bulgaria. Anche questo stato ha infatti prodotto la personalizzazione del Kalashnikov. Gli AK bulgari si distinguono per la qualità delle lavorazioni e le ottime finiture.
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Le Porcate del Banco Nazionale di Prova di Gardone Val Trompia

Pubblichiamo questo brevissimo articolo solo per rendere pubbliche le porcate richieste dal Banco Nazionale di Prova di Gardone Val Trompia per poter accettare un’arma corta demilitarizzata.
Ricordiamo che sebbene la Circolare 20 settembre 2002, n.557 sulle armi demilitarizzate non ha mai indicato il limite di 5 colpi per i caricatori, il Banco si è ottuso su questa sua personale interpretazione.
Il solo limite imposto dalla classificazione per le armi comuni è di 5 colpi per le armi lunghe e 15 per le armi corte, e che ad una lettura attenta della circolare del 2002, si evince che le operazioni di demilitarizzazione sono atte a trasformare un’arma da guerra o tipo guerra in arma comune e che quindi il limite sul numero di colpi è appunto questo (con l’esclusione delle armi classificate sportive).
Qui sotto un modello di pistola automatica M712 Schnellfeuer prodotta dalla Mauser per il mercato cinese tra il 1932 ed il 1936.
L’arma è oggetto di ritrovamento, era di un parente deceduto ante 1975 e mai regolamentata, ai sensi della Legge 18 aprile 1975, inserendola nella licenza cui all’articolo 28 del T.U.L.P.S..
L’arma era regolarmente denunciata negli anni ’30.
Non essendo stata rilasciata la licenza di collezione di armi da guerra l’erede ha dovuto sottoporla alle operazioni di demilitarizzazione da un armaiolo autorizzato, l’alternativa era la demolizione.
L’armaiolo autorizzato per avere l’autorizzazione dal Banco ha dovuto obbligatoriamente ridurre il caricatore a 5 colpi per costruzione,  non ci sono stati versi per poter procedere in modo diverso.
Un vero peccato dover rovinare una parte di un’arma giunta ai tempi nostri in condizioni impeccabili. La brunitura e le condizioni della canna sono perfette.
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Zastava M70

M70.AB2 con porta caricatori e baionetta

Nel 1948, motivato dal desiderio di creare un’economia forte e indipendente per la sua Jugoslavia, Josip Broz Tito divenne il primo leader comunista a sfidare la leadership di Stalin nel Cominform.
A grandi linee tutto iniziò nel 1945, quando Stalin iniziò a nominare uomini a lui fedeli all’interno dei governi e dei Partiti Comunisti negli stati membri.
Ma in Jugoslavia Tito, anche forte della liberazione dall’occupazione nazifascista da parte dei suoi partigiani, rifiutò di lasciar subordinare la sua polizia, l’esercito e la politica estera. Al contempo contrastò la creazione di società attraverso le quali i sovietici avrebbero potuto controllare i settori cruciali dell’economia del paese.
Stalin richiamò così tutti i consiglieri militari e gli specialisti civili presenti in Jugoslavia e criticò le decisioni del Partito Comunista Jugoslavo. Al contempo, però, dirigenti jugoslavi vicini a Tito fecero blocco attorno a lui e quelli fedeli a Mosca furono esclusi dal Comitato Centrale e arrestati. Il Cremlino giocò l’ultima carta portando la questione davanti al Cominform, ma Tito si oppose. A questo punto il Cominform considerò il rifiuto jugoslavo come un tradimento.
Con l’espulsione della Jugoslavia dal Cominform e la conseguente uscita dal Patto di Varsavia, la Jugoslavia subì il blocco anche delle forniture di armamenti da parte della Russia.
Negli anni Sessanta la Zavodi Crvena Zastava iniziò a sviluppare in modo indipendente, senza ottenere la licenza, una serie di armi ispirate ai progetti russi. Gli ingegneri della Zastava, guidati dall’ingegnere  Milan Chirich, realizzarono la loro versione di un’arma automatica basata sul sistema Kalašnikov, creando poi tutta un’intera famiglia di armi basate sull’AKM, la “Familija Automatskog Oruzja” (FAZ), tradotto in “Famiglia di armi Automatiche Zastava”. Successivamente vennero esportate in alcuni stati dell’est asiatico ed in Africa, e venne fornito lo start-up necessario anche all’Iraq per la produzione degli AK Tabuk.

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FEG AMD-65

FEG AMD-65

Automata Módosított Deszant 1965
AMD-65

Durante le fasi finali della Seconda Guerra Mondiale,  l’Unione Sovietica invase l’Ungheria, rovesciò il regime filo-nazista e instaurà un governo filo-socialista. Successivamente entrò a far parte degli stati alleati del Patto di Varsavia e cercò di vendere (imporre) l’utilizzo delle proprie armi, tra cui il nuovissimo Kalasnikov.
Ma gli ungheresi, troppo orgogliosi e non così dipendenti da un controllo russo, pur adeguandosi alla nuova munizione d’ordinanza, la 7,62 × 39 mm, svilupparono in proprio le nuove armi, così come fecero la Jugoslavia e la Cecoslovacchia.
Così negli anni ’50 l’Ungheria, per rimpiazzare le proprie armi d’ordinanza ormai obsolete, i Mosin-Nagant M63, sviluppò, partendo dal receiver fresato tipo3 del Kalašnikov, un proprio  clone, l’AK-55.
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